Ho avuto la fortuna di girare il mondo. L’istinto si era palesato già in giovane età: i bambini normalmente fanno i capricci per andare al parco, vedere i loro amichetti, andare alle feste…
Io scappavo di casa.
Ho iniziato a scappare di casa già alle elementari. Invariabilmente mi rintracciavano dopo poco in giro per il quartiere, ma l’istinto era già lì, presente e bruciante. Io volevo vedere il mondo.
Alle medie riuscii ad “evadere” per un allettante periodo di studi in Francia. Non mi sembrava vero..l’occasione perfetta! Non avevo più intenzione di rientrare. Una telefonata furiosa dei miei, che minacciavano di allertare l’Interpol se non fossi immediatamente salita sul treno di ritorno (scherzavano…ma fino a un certo punto) infranse ogni mia illusione di libertà.
I tentativi, più o meno maldestri, continuarono per gli anni a venire, anni in cui ebbi comunque la fortuna di viaggiare (senza scappare stavolta) e conoscere un pò il mondo fino a che, finalmente, con la raggiunta età della ragione, una laurea in Lingue in tasca, e una passione smisurata per la musica nera americana, mi ritrovai a New York, nel pieno della rinascita di Broadway.
Teatro e musica… era quello che volevo fare!
Mi resi subito conto che la cosa non era così semplice, ma fu un periodo fantastico in cui imparai davvero molto, non solo sulla musica e sul teatro, ma anche sulla cultura e le tradizioni americane, cucina compresa (all’inizio in realtà, fu una lotta per la sopravvivenza, con pochi dollari in tasca).
Da quell’avventura, una volta tornata in Italia, nacquero due libri sul teatro musicale internazionale. Avevo presentato un progetto a diverse case editrici, poi nessuna risposta per mesi. Avevo quasi rinunciato all’idea, quando una mattina ricevetti una telefonata da un editor della Ricordi:
“Se viene a Milano firmiamo il contratto…”
Sembrava fatta…
Le ultime parole famose
In realtà la strada era ancora lunga. Dai libri ebbi molta visibilità e stima nel settore. Soldi pochi.
Qualche collaborazione giornalistica e qualche regia teatrale. Ma io in realtà volevo fare musica.
Con una specializzazione al prestigioso conservatorio Berklee di Boston e un disco all’attivo, dopo qualche anno mi ritrovai ad andare e venire continuamente da Londra, che ormai avevo eletto come mia città del cuore. La scena musicale jazz lì era fantastica…artisti pazzeschi da tutto il mondo, locali, concerti, e soprattutto, un posto dove i musicisti vengono pagati (in Italia non è così scontato…) e rispettati come dei normali professionisti, non come squattrinati fenomeni da baraccone.
Dopo qualche periodo di trasferte avanti e indietro, alla fine avevo preso una decisione:
“Io rimango qui!”.
La quiete prima della tempesta
Abitavo in una graziosa casetta vittoriana di tre piani, insieme a un sacco di gente interessante (musicisti, attori, aspiranti scrittori…), con una grande cucina comune al pian terreno e un piccolo giardinetto sul retro, dove spesso invitavamo il vicinato per “rumorosi” barbecue collettivi interrazziali, vista la multietnicità del quartiere.
La cucina era una passione di famiglia e quindi diventare cuoca ufficiale degli eventi fu un passo quasi scontato. La Londra triste dei “fish & chips” untuosi e del pollo bollito già non esisteva più, il vicinato era tutto un fiorire di negozi di alimentari etnici e mercati di frutta e verdura coloratissimi e fornitissimi, e Londra si stava avviando a diventare uno dei più grossi poli gastronomici dell’alta cucina internazionale.
Passavo le mattine al mercato, a cercare nuove materie prime provenienti dai quattro angoli del mondo, e a farmi raccontare le ricette dai venditori: turchi, ebrei, thailandesi, ma anche dai contadini o dagli allevatori locali.
I miei coinquilini inglesi erano appassionati di cucina italiana, e cominciai a insegnare a loro e ai loro amici le basi della nostra tradizione in cucina. Un successo. Tanto che a un certo punto, la casa diventò una sorta di Home Restaurant, dove periodicamente, tramite passaparola, arrivavano amici di amici e gente mai vista prima, per epiche mangiate.
Ricordo ancora con nostalgia la mia prima cena turca, e la battaglia in giardino a base di falafel…
Il giorno in cucina, e la sera nei locali, a cantare jazz o fare jam con gli amici, o a godersi favolosi concerti. Era perfetto. Troppo.
Secondo il noto teorema per cui “la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”, un brutto periodo di congiuntura economica (che colpì duramente Londra, limitando gli ingaggi e provocando la chiusura di molti locali di musica dal vivo e una brutta recessione), coincise con un grave problema familiare, di quelli che non si possono ignorare…
Fine del sogno. Impacchettate le mie cose, e tutte le mie aspirazioni, mi ritrovai su un aereo per l’Italia, con in mano un biglietto di sola andata.
Se già pensare ad una carriera da musicista jazz in Italia è notoriamente un azzardo, avere perso tutti i contatti per la lunga assenza sicuramente non aiutò. Certo si può insegnare, lavorare in uno studio di registrazione, ma non è il palco… Non era quello che volevo.
I giorni bui divennero mesi, il senso di fallimento divenne presto male dell’anima.
Se la vita ti dà limoni…
C’era una sola cosa che mi dava sollievo…cucinare. Quando cucinavo la tristezza andava via. Potevo creare in libertà, immergermi in sapori e immagini di altri paesi, viaggiare con la mente e con il gusto, e magari anche, ritrovare “casa”. In fondo ci troviamo nel paese con la migliore cucina del mondo – mi dicevo – dovrà pur contare qualcosa.
L’idea si fece strada lentamente… E se facessi di questo un mestiere? Forse questo non è un posto per musicisti…ma sicuramente qui si apprezza la buona cucina, e talento e inventiva non mi mancano… Un tarlo.
Cominciai con qualche timido tentativo, qualche breve corso professionale, qualche evento, poi la decisione. Dopo un’accurata indagine di settore, scelsi un’Accademia per chef e mi iscrissi.
Fedele ad un radicato retaggio familiare per cui le cose o si fanno bene o non si fanno, il risultato fu un diploma a pieni voti con tanto di premio accademico e l’offerta di aprire un’attività.
Non era ancora quello che volevo.
In effetti a me piaceva la ricerca: scoprire nuovi abbinamenti, nuovi modi di trattare gli alimenti, mixare culture e tecniche, sviluppare nuovi piatti. Lo aveva capito bene il mio Executive Chef che nella lettera di presentazione che scrisse per me quando me ne andai diceva:
“… Instancabile ricercatrice di tecniche, metodi, stili e procedure innovativi e particolari, che conseguentemente la portano alla creazione di eccellenze culinarie uniche nel suo genere…”
Di fatto, non sono mai stata portata per la routine.
L’idea di chiudermi in una cucina a preparare lo stesso piatto ogni giorno, per 14 ore al giorno, non era esattamente il mio obiettivo. E poi volevo “imparare” ancora un pò.
Per un pò scelsi di insegnare (il modo migliore per imparare…) poi il tarlo nella mia mente ricominciò ad agitarsi.
Io volevo viaggiare…ricordate?
…Tu allestisci un banchetto di limonate!
Cominciai a pensare a tutto il cibo favoloso che avevo assaggiato in giro per il mondo, a come quel cibo mi avesse raccontato una storia, quella della gente che lo aveva preparato, le loro tradizioni, la loro vita, a come l’avessero condivisa con me.
E guardavo la mia libreria…da ogni paese, da ogni esperienza avevo portato a casa un libro di cucina tradizionale… Tutto questo doveva avere in qualche modo un filo logico di connessione…
L’incontro con un giovane e dinamico tour operator locale fece il resto. L’idea di creare dei viaggi a tema dedicati alla tradizione culinaria dei vari paesi non era nuova, ma lo era la formula: un viaggio di gruppo organizzato, con lo chef come guida, un’esperienza a 360° per andare a scoprire insieme ogni luogo attraverso il proprio cibo e il proprio modo di cucinarlo, e soprattutto di condividerlo.
Un’avventura gourmet, senza dubbio, ma anche un nuovo modo per leggere la cultura di altri paesi. Finalmente…si riparte!
On the road again
E così, siamo arrivati a oggi… Così nasce questo Blog, dedicato a tutti quelli che amano viaggiare e scoprire nuovi paesi, nuovi popoli e nuove culture soprattutto attraverso la tavola, il cibo, e le tradizioni enogastronomiche.
Attraverso articoli, consigli e itinerari di viaggio, e anche ricette da tutto il mondo, ti porto a scoprire i miei viaggi culinari in giro per il mondo (e ti invito a partire con me!).
Quando non sono in viaggio…
…tengo corsi, faccio masterclass, e scrivo racconti di viaggio e articoli per riviste di settore.
Valeva la pena tutta questa strada, no?
Spero di esserti stata d’ispirazione e che in questo Blog troverai spunti e risposte per il tuo prossimo viaggio gourmet…! E chissà che non ci si riesca a conoscere dal vivo!
A presto!
Sara
P.S.: La musica non l’ho abbandonata completamente…. Ma questa è un altra storia… 🙂
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