Esame finale Master Cucina ICIF: alleivi e giudici

A Costigliole d’Asti, una scuola che forma i futuri ambasciatori della cucina italiana nel mondo

I miei nonni materni erano di Govone –  un amabile paese situato al crocevia delle terre del vino tra Langhe, Monferrato e Roero – e Costigliole d’Asti dista da lì solo una decina di km, ma io non c’ero mai stata…

Il nonno, un viticultore, e la nonna, cuoca piemontese provetta, mi hanno lasciato in eredità i sapori di queste terre e la cultura del buon cibo e del piacere di condividerlo con il mondo. 

Castello di Costigliole d'Asti: scuola di cucina italiana per stranieri

Ecco perché mi ha fatto particolarmente piacere ricevere l’invito di Ilaria Scalet, Direttrice didattica dell’ICIF (Italian Culinary Institute for Foreigners), a partecipare come giudice dell’esame di fine corso del Master di Cucina, nella loro bellissima sede all’interno del Castello di Costigliole d’Asti.

L’ICIF è una scuola professionale di cucina italiana per stranieri fondata nel 1991: da tutto il mondo, giovani professionisti della cucina arrivano qui per imparare o perfezionare le tecniche e i piatti della tradizione italiana, per poi fare ritorno nei loro paese d’origine e contribuire a diffondere la grande cucina italiana nel mondo.

La trovo una cosa bellissima. 

Bellissimo da parte degli allievi stranieri, avere tanto rispetto per la nostra cucina da investire tempo e denaro per venire ad apprenderla sul posto.

E bellissimo anche da parte di chi qui ha creato questa istituzione, che garantisce la continuazione della nostra tradizione e ne diffonde la cultura all’estero.

Questo aspetto credo prenda poi ora un significato particolare, all’indomani dell’accettazione del Dossier di candidatura della cucina italiana come “patrimonio culturale immateriale dell’umanità” all’UNESCO, una candidatura importante per la nostra tradizione, e un riconoscimento internazionale che speriamo venga presto assegnato.

Anche la missione di questa scuola, l’ICIF, nel diffondere la cultura della cucina italiana nel mondo è forte e sentita, e lo si nota nell’entusiasmo con cui ci hanno accolti, sia lo staff sia gli allievi, elettrizzati ed emozionatissimi nel presentarci i loro piatti di fine corso.

Gli allievi di questo corso provenivano tutti dall’America Latina o Centrale, in particolare, da Brasile, Cile, Bolivia, Perù e Messico. 

La scuola mette a loro disposizione degli interpreti perché possano comunicare agevolmente con i loro docenti durante le lezione e con i giudici all’esame finale, ma il fatto che molti abbiano comunque cercato di esprimersi in italiano nel presentare se stessi e i loro piatti, lascia intendere che oltre alle ricette e alle tecniche, qualcosa di più vivo e profondo si è impresso in loro durante questa esperienza, la cultura profonda di una cucina che è legata al paese e alla lingua che la esprimono.

Dall’antipasto al dolce, gli allievi si sono cimentati con dei classici della tradizione italiana rivisitati con taglio moderno: insalata russa accompagnata da peperone ripieno con “delicatezza al tonno”, pappa al pomodoro con triglia croccante, risotto con piselli e ragù d’anatra speziato (notevole!), agnolotti del plin (con nulla da invidiare a molti plin assaggiati sul territorio…), calamari farciti con salsa di pomodoro montata e guazzetto di pomodoro, porchetta di coniglio ripiena di prugne e lardo (accostamento particolarmente riuscito!) con crema di patate e tempura di salvia, per concludere con una bavarese di yogurt alla vaniglia e frutti di bosco.

E al di là della resa tecnica, che comunque è stata in generale pienamente soddisfacente, è il loro entusiasmo e la cura con cui hanno gestito le loro creazioni che è da sottolineare.

ICIF: consegna dei diplomi di cucina italiana

Questi giovani chef ora torneranno nei loro paesi, nei loro ristoranti, e diventeranno gli ambasciatori della nostra cucina italiana nel mondo. Ne trasmetteranno non solo i sapori, ma anche, e soprattutto, i valori e le tradizioni ad essa legate, il rispetto per gli ingredienti e il territorio, e gli aspetti di condivisione e socialità.

Poco importa se, per adeguarsi ai palati dei loro avventori locali, magari apporteranno qualche modifica o sostituiranno qualche ingrediente: la cucina è una cosa viva, i piatti e le ricette mutano nel tempo e nei luoghi, ma la cultura che con essa si diffonde persiste e si rinnova, legando popoli e passioni, attraverso la condivisione della propria tavola.

Un “in bocca al lupo” a questi ragazzi dunque, e a tutti i loro compagni che verranno, e un grazie, per l’impegno e la serietà con cui faranno conoscere al mondo la nostra cultura.

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