La cucina greca: una tavola a cavallo tra Mediterraneo e Balcani
Se vi dicessero: “cucina greca: definiscila con un aggettivo…”, probabilmente la prima parola che vi verrebbe in mente sarebbe “mediterranea”.
Eppure, lo stesso aggettivo lo useremmo per definire la nostra, quella italiana…
Siamo vicini di casa, ci bagniamo nello stesso mare, abbiamo alcuni antenati e influenze in comune, molti degli ingredienti che utilizziamo sono gli stessi…
Incredibile come, di fatto, i sapori siano diversi.
Incredibile come la “storia”, quella fatta di tradizioni e di popoli, di guerre, invasioni, e di incontri e confluenze, possa connotare così profondamente i sapori della tavola di un paese.
E qui la storia ci parla di secoli di influenze elleniche ed ottomane, di convivenza a cavallo tra tradizione europea e balcanica.
Nei sapori della cucina greca infatti si fondono il mare e la tradizione della pastorizia di montagna, la frutta e gli ortaggi mediterranei con le spezie, l’occidente con l’oriente.
- Grecia e Turchia: un conflitto mai sopito, pacificato solo a tavola
- Cucina nell’antica Grecia
- La dispensa greca: gli ingredienti che proprio non possono mancare
- A tavola in Grecia: come ti organizzo il menù
- Mezédes o Orektikà: il finger-food della cucina greca
- 10 piatti della cucina greca che non potete non assaggiare
- Dolci greci
- Vini e liquori, caffè e convivialità
Grecia e Turchia: un conflitto mai sopito, pacificato solo a tavola

Di tutte le influenze gastronomiche riscontrabili nella cucina greca e provenienti dai territori limitrofi dell’area balcanica (Romania, Bulgaria, Slovenia ecc…), sicuramente quella turca fa la parte del leone.
Inevitabile, dal momento che nel corso dei secoli la dominazione dell’uno o dell’altro paese sugli stessi territori ha determinato una mescolanza di etnie e popolazioni, usi, costumi tradizioni… soprattutto quelle culinarie, anche grazie al fatto di attingere agli stessi prodotti dal punto di vista dell’agricoltura e dell’allevamento.
E per quanto l’odio politico o religioso, le ripetute guerre e le invasioni o gli esodi imposti abbiano lasciato nel cuore di questi due popoli alcuni conflitti ancora oggi non sanati, almeno a tavola, le due tradizioni – quella greca più di stampo mediterraneo e quella turca, più influenzata dall’oriente e dal passato “ottomano” – si influenzano vicendevolmente, regalandoci sapori unici e piatti meravigliosi.
Cucina nell’antica Grecia
Sappiamo quanto la civiltà greca abbia influito in epoca antica su tutti i paesi del bacino del Mediterraneo in quanto a cultura, storia, lingua, politica e arte.
Ma anche quanto a gastronomia, sembra che la Grecia si distinguesse già anticamente per sapienza tecnica, gusto negli abbinamenti dei piatti e raffinatezza delle preparazioni.
Già ben prima dell’avvento di Alessandro Magno, che diffuse l’influenza greca nei territori del suo impero, la perizia dei cuochi greci aveva varcato i confini del paese.

Avere un cuoco greco era diventato un metro di distinzione per le famiglie ricche e aristocratiche, e a Roma e nei territori dell’impero si faceva a gara per ingaggiarli.
Questo, tra l’altro, spiega la diffusione di alcuni alimenti o piatti tipici simili – quando non identici – in tutti i paesi di quest’aera geografica.
La base della loro cucina era ovviamente fatta dai prodotti dominanti dell’area mediterranea – olio di oliva, frumento e vino – con l’aggiunta di pesce (soprattutto pesce azzurro) nelle zone costiere, e carne rossa, prevalentemente proveniente dalla pastorizia, nei territori più interni o montani.
Nei secoli, e con le successive invasioni e/o contaminazioni, la cucina greca si arricchì di alimenti e spezie provenienti dalle tradizioni dell’impero ottomano, tanto che ancora oggi alcuni piatti tradizionali greci hanno in realtà nomi che rivelano appieno la loro derivazione turca o araba (tzatziki, baklava, moussaka…). Li vedremo tra poco.
La dispensa greca: gli ingredienti che proprio non possono mancare
Vediamo ora che cosa non può mancare nella dispensa di una cucina greca.
Il condimento principe è ovviamente l’olio d’oliva: la Grecia ne è un forte produttore – il terzo in Europa – e il primo per consumo interno.
Di conseguenza anche le olive sono al centro dei prodotti tipici greci: ce ne sono innumerevoli varietà, ma le più famose sono sicuramente quelle Kalàmata, conosciute in tutto il mondo.






Il clima mediterraneo qui regala raccolti di ortaggi e frutta generosi ed abbondanti per la maggior parte dell’anno: agrumi e frutta d’ogni tipo (in Grecia si producono anche ottime marmellate), e poi pomodori, melanzane, zucchine, cetrioli, peperoni… tutti ingredienti che ritroveremo più avanti nei piatti tipici più famosi.
Tanto riso e legumi, ma anche patate, e farina di frumento per produrre – tra l’altro – la Pita, un pane schiacciato, leggermente lievitato e cotto alla piastra, che accompagna ogni pasto.



Sul lato proteine qui il territorio è generoso. Il Mediterraneo è un mare pescoso che regala molte varietà di pesce, soprattutto quello azzurro, e poi polpo, molluschi, frutti di mare, tipici dei piatti delle zone costiere e delle isole. Ma grazie all’allevamento e alla tradizione pastorizia delle zone interne e più montane, sulla tavola greca non manca mai la carne: vitello, maiale e pollame certo, ma soprattuto quella di agnello.


Dagli allevamenti di pecore e capre arriva la straordinaria produzione di formaggi, che sulla tavola greca, sono numerosissimi e fanno piatto a sé.




La feta è sicuramente il più conosciuto, presente ormai anche nei nostri supermercati.
E’ un bianchissimo formaggio di pecora a pasta semidura, che viene fatto maturare per 2-3 mesi in salamoia a bassa temperatura, assumendo così il tipico sapore salato. Onnipresente in antipasti e insalate, dal 2002 è un prodotto DOP, ed è uno dei formaggi locali più antichi, tanto che viene nominato persino nell’Odissea.
In Grecia ci sono in realtà diversi formaggi che hanno ricevuto il riconoscimento DOP dell’Unione Europea, come ad esempio il Manouri, o i più stagionati Kasséri e il Kefalotìri, che vengono spesso usati anche grattugiati sulle pietanze, come il nostro parmigiano.
E dal latte, un altro prodotto tipico che qui è sempre presente in dispensa ed è base per diverse pietanze e salse: lo yogurt greco. Si tratta di uno yogurt diverso dal nostro, prodotto per “colatura”, un procedimento che elimina gran parte dell’acqua presente nella preparazione, rendendolo più sodo e cremoso, oltre che meno acido.

La cucina greca fa poi largo uso di erbe aromatiche, prima fra tutte quella mediterranea per eccellenza, l’origano, indispensabile per per insalate e sughi, e di spezie, come il sesamo, la cannella e i chiodi di garofano, sapori di tipica ispirazione medio-orientale.



Miele e frutta secca (mandorle, noci, pistacchi) nella cucina greca la fanno da padroni nei dolci, in abbinamento con la pasta Fillo, una pasta fatta di fogli sottilissimi che sovrapposti si gonfiano in cottura, producendo uno scrigno dorato e croccante per il ripieno. La pasta Fillo, come vedremo, si utilizza in realtà anche per molte preparazioni salate.


A tavola in Grecia: come ti organizzo il menù
I greci prendono il cibo molto seriamente: il menù tipo prevede una sequenza precisa di piatti e regole, e non ci si siede a tavola solo per “nutrirsi”, ma per condividere un’esperienza insieme.

Di solito l’apertura prevede una tavolata di “assaggi” di piatti e prodotti tipici (i nostri antipasti) seguiti da un piatto principale abbondante, che può essere sia di carne che di pesce, servito con salse e contorni vari. Alle volte però il piatto principale può essere una ricca insalata mista (comprendente formaggi, olive e pita), o un tagliere di formaggi locali.
Dolci, caffè (rigorosamente greco), e liquori chiudono il menù, e il “rito”, soprattutto in occasione delle feste, ma anche nei ristoranti tipici, è spesso accompagnato da musica e danze tradizionali.
Vediamo le portate nel dettaglio…
Mezédes o Orektikà: il finger-food della cucina greca
Gli antipasti greci, o mezédes, possono essere di due tipi: o una serie di stuzzichini leggeri accompagnati da un drink, tipo il nostro rituale da aperitivo, o una selezione più sostanziosa di piccoli assaggi di piatti tipici in porzione ridotta.
Nella prima versione, potremmo trovare ciotole di olive miste, dadini di feta, salse, cetriolini sottaceto e verdure sott’olio, salumi locali accompagnati ovviamente dall’onnipresente pita.
Nel secondo caso, la tavola si riempie di coloratissimi piatti con assaggi (da condividere) da un campionario assortito di tutta la produzione gastronomica locale.


Si tratta in molti casi delle stesse pietanze che vengono proposte come piatto principale, una specie di “anteprima”.
In ogni caso, la caratteristica è che gli assaggi sono presentati in modo che possano essere mangiati prendendoli con le mani, in singoli bocconi, proprio come in un buffet di finger-food.
In ogni caso, ad accompagnare il tutto in genere c’è l’Ouzo, il tipico liquore all’anice allungato con acqua.
Ecco una selezione dei mezédes più famosi:
Dolmades

Sono i tipici involtini di foglia di vite ripieni. Il nome deriva dalla parola turca “dolmadakia” che significa proprio “ripieno” e sono, con nomi diversi, diffusi in tutti i paesi di area balcanica e medio-orientale, fino all’Asia centrale.
Sembra che l’abitudine di preparare cibi avvolti nelle foglie di vite risalga alla cucina degli antichi greci.
Di norma si utilizzano le foglie di vite fresche, ben lavate e non trattate, ma è possibile trovarle già sbollentate in barattolo al supermercato, spesso conservate in salamoia.
Il ripieno è composto da carne tritata e riso (o a volte grano) uniti spesso a verdure e vari tipi di spezie, e si accompagnano con ciotole di yogurt greco.
Pitakia

Sfogliatine triangolari di pasta fillo. Il ripieno può variare molto: maiale, pollo, verdure, formaggio… Impossibile non notare la somiglianza con i Samosa indiani.
Taramosalàta

La Taramosalàta è un piatto che si ritrova in tutta l’area mediterranea, persino in Israele, ed è fatto con uova di pesce, solitamente uova di carpa in salamoia (taramà). Le uova vengono schiacciate e miscelate con cipolle, succo di limone e aglio e servite con olive, pomodori cetrioli, accompagnandola con pezzi di pita.
Il colore, più o meno rosato dipende dal tipo di uova di pesce usate e spesso, nelle preparazioni industriali, viene usato colorante per rendere il colore più acceso.
Polpette (Soutzoukàki, Keftédes…)


Nella cucina greca le polpette sono protagoniste di molti piatti e sono realizzate con ingredienti diversi, come si conviene ad un piatto “popolare” per eccellenza, nato per utilizzare qualsiasi cibo disponibile in dispensa.
Nella maggior parte dei casi sono di carne, e vengono servite fritte o in umido col pomodoro, ma possono essere anche di verdure, o di legumi, come per esempio ceci.
In alcuni casi, una lunga polpetta grigliata può racchiudere un ripieno a sorpresa di formaggio filante!
Tzatziki

In realtà si tratta di una salsa, tipica dei Balcani e dell’area medio-orientale, fatta lavorando lo yogurt greco con il cetriolo grattugiato, l’aglio spremuto, sale e olio. Alle volte vengono aggiunte erbe tritate, come menta, o aneto.
Si mangia servendosi dalla ciotola con pezzi di pita.
Melitzanosalàta
Anche in questo caso, la consistenza sta tra la salsa e il dip da spalmare sul pane. Si prepara con la polpa di melanzane arrostite unita ad aglio, succo di limone, olio, sale ed erbe aromatiche, spesso menta. In alcuni casi si aggiungono anche dei pomodori a dadini e dello yogurt greco. Chi ama la cucina medio-orientale non potrà non notare la somiglianza con il Babaganoush.

Skordalia

Anche in questo caso una salsa da spalmare, che viene spesso accompagnata a bocconi di pesce fritto.
Può essere presentata in due versioni, una a base di noci, l’altra a base di patate, che vengono poi tritate e unite ad agli schiacciato e pane bagnato con aceto ed olio d’oliva.
Anche in questo caso una salsa da spalmare, che viene spesso accompagnata a bocconi di pesce fritto. Può essere presentata in due versioni, una a base di noci, l’altra a base di patate, che vengono poi tritate e unite ad agli schiacciato e pane bagnato con aceto ed olio d’oliva.
10 piatti della cucina greca che non potete non assaggiare
Comincio dal più famoso: chi non ha mai mangiato un’Insalata Greca?
Insalata greca (Horiatiki)

Il nome originale di questa insalata è “Insalata Horiatiki”, anche se per comodità e per fini turistici ora viene ovunque segnalata nei menù come “Greek Salad”.
Esistono diverse versioni di questa insalata, ma la base è composta da dadini di feta, pomodori, cetrioli, cipolle, olive kalàmata, sale, olio e origano.
A seconda delle zone è possibile trovarvi altri ingredienti, compre esempio capperi sottaceto o peperoni, mentre la lattuga, non presente nella versione originale, è quasi sempre un aggiunta estera.
Moussakà

Anche la Moussakà è uno dei piatti della cucina greca più conosciuti all’estero.
A vederlo potrebbe ricordarci un pò le nostre lasagne al forno, dato lo strato di besciamella che la ricopre e la presenza di sugo di carne all’interno, ma l’ingrediente base qui è costituito dalle melanzane a cui vengono aggiunte delle patate (e a volte le zucchine). A parte si prepara un sugo di carne con pomodoro e spezie.
Il piatto si monta in teglia procedendo a strati, melanzane e patate, sugo di carne, di nuovo verdure e poi, per finire, un generoso strato di besciamella e una grattugiata di formaggio (ad esempio il kefalotìri di cui abbiamo parlato prima), e via in forno, a gratinare!
Una delizia.
Ti piacerebbe realizzarla a casa? Trovi la ricetta della Moussaka cliccando qui!
Saganaki

Un altro piatto dove i formaggi greci sono protagonisti, questa volta impanato e fritto in padella. Il tipo di formaggio varia moltissimo: può essere feta, ma anche un formaggio più stagionato e più duro, come il kefalotìri o il kasséri, che tengono meglio la cottura ad alta temperatura senza disfarsi. Di solito si accompagna a verdure fresche.
Souvlàki

Da “souvla” cioè spiedo, unito al diminutivo “aki”, ecco il perfetto spiedino greco. Nella maggior parte dei casi è uno spiedino di carne – maiale, pollo o agnello – ma può essere anche di verdure, e nel caso sia di pesce, il prescelto è in genere il pescespada.
Se mangiato peer strada, tipo street-food, viene avvolto in una pita, o diversamente servito in un piatto con pezzi di pita, patate fritte o al forno e salse di accompagnamento.
Giouvétsi

E’ un tipico piatto delle feste, uno stufato di carne, generalmente agnello, cotto a lungo in una pentola di terracotta con sugo di pomodoro e vino rosso, che viene poi servito accompagnato da una curiosa pasta corta, simile ai nostri “risoni”. Il tutto spolverato da abbondante formaggio grattugiato stagionato.
Kleftiko

Nel nome di questo piatto c’è un pò di storia greca: i “klefti” erano i briganti greci che durante l’occupazione ottomana imperversavano nelle campagne e rubavano il bestiame per sopravvivere – in genere agnelli – e poi li arrostivano in buche scavate nel terreno e coperte per non segnalare la loro presenza con fuochi o con l’odore del cibo in cottura.
Così ancora oggi questa pietanza tipica, fondamentalmente agnello arrosto con patate, viene preparata “al cartoccio”, una tecnica di cottura che permette di conservare l’umidità e la succosità della carne e di esaltare i profumi degli aromi di guarnitura.
Gyros


Il gyros potrebbe essere definito “il kebab greco”. L’influenza araba e turca è palese, e si tratta anche in questo caso di uno spiedo verticale girevole da cui si taglia la carne arrostita, (maiale o vitello). Se mangiato come street-food, viene servito in una pita arrotolata (Gyros Pita) riempita anche con insalata, pomodori, feta e patate; oppure al piatto, con tutti gli altri ingredienti intorno e salse a parte.
Gemistà

Si tratta di verdure al forno ripiene. E’ un piatto tipicamente estivo, periodo in cui le verdure sono al loro massimo, viene solitamente realizzato con pomodori e peperoni, ma possono essere utilizzate anche melanzane e zucchine.
Sui tipi di ripieno c’è ampia libertà di scelta: dalla carne mista a riso ai formaggi, e in alcuni casi anche bulgur e cous cous. Perfetto se servito accompagnato da patate fritte.
Pastizio

In ogni cucina mediterranea c’è un piatto simile: pasticcio o timballo, in cui gli ingredienti principali sono pasta e sugo di carne con pomodoro, spezie e besciamella.
Cambiano i tipi di pasta e le spezie, cambia il confezionamento del piatto, ma la radice rimane quella di una pietanza “piatto unico”, importante e ricca, tipica delle cerimonie e dei giorni di festa.
In Grecia si usa una pasta lunga simile agli ziti, e il sugo di carne (in genere agnello o maiale) viene aromatizzato con cannella e noce moscata. Gli strati sovrapposti prevedono pasta, poi sugo, poi di nuovo pasta e uno spesso strato di besciamella e formaggio grattugiato per completare, pronto per essere messo in forno a gratinare.
Ne troviamo versioni molto simili a Cipro, o in Egitto, mentre a Malta prende il nome di Timpana, e gli ingredienti vengono legati con uova e inseriti all’interno di un guscio di frolla salata, come nel nostro Timballo di pasta al forno.
Spanakòpita

Con la pasta fillo protagonista, nella cucina greca non possono mancare le torte salate. Ne esistono diverse ricette, ma la più conosciuta è sicuramente la Spanakòpita.
Il guscio croccante di pasta fillo racchiude un ripieno di spinaci saltati con cipolle o cipollotti, erbe aromatiche e feta, il tutto legato da uova. Di solito viene servita in tranci quadrati, accompagnata da salsa tzatziki.
Dolci greci
Non si può lasciare la tavola senza la giusta dose di dolcezza, e i dolci greci davvero prendono questo aspetto molto sul serio!
Sarebbe impossibile nominare tutti i dolci tipici e tradizionali della cucina greca, anche perchè ogni regione, ogni paese ed ogni festa e ricorrenza ha il proprio preferito.
Sicuramente spiccano l’uso del miele e della frutta secca, spesso impiegati in abbinamento a spezie come sesamo, cannella e chiodi di garofano, così come le scorze di agrumi.
La pasticceria greca è probabilmente l’ambito gastronomico in cui si sente più forte l’influenza turca e balcanica, come vedremo nei dessert a seguire…
Galaktoboureko

Il nome ha una doppia derivazione: “gàla” cioè “latte” in greco, e “bourek” che in turco significa “torta”, quindi una “torta di latte”. Il latte è presente nel ripieno, una crema dalla consistenza budinosa a base di semolino (insieme anche a panna e uova), mentre l’esterno è un guscio di pasta fillo.
Dopo la cottura in forno viene coperto con uno sciroppo a base di miele, cannella e succo di agrumi, e lasciato riposare perchè penetri a fondo.
Può essere fatto in teglia e tagliato in quadretti, oppure preparato in monoporzioni.
E’ uno dei miei preferiti, cremoso e non troppo dolce (secondo gli standard greci, ovviamente…), ottimo anche per la merenda!
Kataìfi

Questo dolce prende in realtà il nome dalla pasta utilizzata per realizzarlo.
La pasta kataìfi si presenta in fili sottilissimi che vengono usati per avvolgere un ripieno o un ingrediente e che in cottura diventano croccanti.
Nella lavorazione artigianale l’impasto viene fatto colare da un cono con fori sottilissimi su una piastra calda dove si formano i fili che vengono poi riuniti in matasse e messe ad asciugare.
Diversamente, si può realizzare arrotolando stretti dei fogli di pasta fillo e tagliandoli a striscioline sottilissime, anche se l’operazione non è semplicissima.
In realtà ormai si trova già pronta, in genere surgelata, nei supermercati più forniti.
Per preparare questo dolce, i fili di pasta kataìfi vengono avvolti intorno a un ripieno a base di frutta secca (in genere mandorle o noci), cotti in forno e poi ricoperti da uno sciroppo di zucchero, miele, cannella e succo di limone. E’ uno dei dolci tradizionali di Natale.
Diples


I diples, chiamati anche thiples, sono un dolce tipico della zona del Peloponneso.
Questa volta la protagonista la pasta sfoglia, che viene tagliata a strisce e fritta, e poi coperta con un sciroppo di miele caldo e cannella e cosparsa di noci o pistacchi tritati.
Nelle grandi occasioni le strisce vengono piegate a farfalla, oppure avvolte a spirale per risultare più scenografiche.
Baklava

Il principe dei dolci dei Balcani: è infatti una preparazione presente in tutte le culture gastronomiche di quest’area. Il nome è tipicamente turco, e la sua origine antichissima; sembra infatti che fosse uno dei dolci più apprezzati della cucina ottomana.
Ogni regione ha la sua variante, ma fondamentalmente si compone di una svariata serie di strati di pasta fillo imburrati a cui vengono alternati strati di frutta secca (noci, mandorle, pistacchi…) e poi infornati.
Dopo la cottura in forno si versa sul dolce uno sciroppo fatto con vari ingredienti tra cui miele, zucchero, succo di limone, e acqua di rose.
La tradizione greca vuole che il dolce venga serio tagliato in triangoli, quadrati o rettangoli, mentre in altri paesi, come il Libano si preferisce la forma romboidale.
In Turchia lo si arrotola e si serve tagliato a fette, usanza che in Grecia è ripresa nei Kourkoubinia. Questi dolcetti delle feste vengono infatti realizzati arrotolando fogli di pasta fillo su frutta secca, friggendoli tagliati a tronchetti e poi tuffandoli nel miele.
Vini e liquori, caffè e convivialità

A quasi tutte le latitudini, la convivialità passa attraverso la condivisione del cibo unito in genere ad una buona quantità di alcol, che tende ad abbassare i freni inibitori e innalzare il buon umore e la “familiarità” tra i commensali. La Grecia non fa eccezione.
In Grecia si trovano molti ottimi vini, ma sicuramente il più conosciuto vino da pasto è il Retsìna. Si tratta di un vino dall’origine molto antica, che deve il suo nome proprio al metodo con cui veniva conservato anticamente.
Un tempo infatti il vino era conservato in anfore che venivano tappate con la resina, per non fare ossidare il contenuto. La resina, in genere resina di pino (ora solo Pino d’Aleppo), venendo a contatto con il vino rilasciava i suoi sentori aromatici, conferendo alla bevanda un gusto tipico.
Ora il Retsìna viene affinato in botti e la resina viene aggiunta apposta per ottenere il particolare aroma.
Ma è sui distillati che la Grecia si distingue, in particolare con un brandy autoctono, il Metaxas, con una lunga preparazione e un mix di uve particolari unite a piante aromatiche, affinato in botti di quercia.
La cucina greca conserva poi l’utilizzo di un antico liquore d’erbe e spezie, l’Hippocrasso. Vino medicamentoso, forse dedicato proprio al medico greco Ippocrate, un tempo era rinomatissimo in Europa e prodotto sia in Francia che in Italia, soprattutto a Venezia, Firenze e Torino (che ne era il massimo centro di distillazione).
Ora è piuttosto raro, ma in Grecia viene ancora utilizzato sia come degustazione sia come aroma in alcuni piatti.


E poi, l’onnipresente Ouzo: lo incontriamo negli aperitivi, lo ritroviamo a fine pasto e in qualsiasi altra occasione di brindisi o festeggiamento!
Secco, intorno ai 40-50° di gradazione, realizzato con uve fresche e passite e anice, uniti a liquirizia, coriandolo, menta, chiodi di garofano, cannella, fiori di cedro e diversi altri ingredienti.

Un liquore molto aromatico, che si presenta trasparente in purezza, per poi diventare torbido e lattiginoso quando viene diluito con l’acqua per l’aperitivo, grazie agli olii essenziali contenuti. Ricorda molto il Pernod o il Pastis francesi.
Il caffè greco è un discorso a parte.

Molto più simile a quello turco che all’espresso italiano, bollito e diluito e poi colato da una brocca, con un consistente deposito a fondo tazza.
Si beve più come rito di socializzazione durante la giornata, nei tipici kafenìon – il corrispondente greco della nostra caffetteria – che non a fine pasto.
Si degusta bollente, ma per ovviare al gran caldo dei mesi estivi, ne esiste una versione ghiacciata o servita come un frappé, in bicchiere alto con ghiaccio e cannucce!
E allora… Òpaaaa!!! (il brindisi greco!). E buon appetito!

Food writer e viaggiatrice appassionata, ha un passato come musicista, giornalista pubblicista e autrice di saggistica, un Master in Marketing e Comunicazione Digitale e un Diploma da Chef. Ama raccontare i cibi del mondo e le tradizioni gastronomiche di ogni paese, per scoprire i popoli e le “persone” che vi si celano dietro e tutta la condivisione e l’“umanità” che c’è nel sedersi a tavola insieme.
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